Un ricordo di Livio Maitan
di Fabrizio Burattini
La Quarta Internazionale (e per certi versi l’intero trotskismo italiano) dal dopoguerra in poi in Italia si è riconosciuta in Livio Maitan (Venezia 1923-Roma 2004). Livio, di cui in queste settimane ricorre il centenario della nascita, è stato un militante rivoluzionario marxista attivo, sul piano politico e su quello teorico per quasi sessant'anni, fino alla sua morte, nel dibattito e nell’azione del movimento operaio italiano ed internazionale.
Livio aveva aderito alla Quarta Internazionale nel 1947, provenendo dal socialismo italiano (era stato il massimo dirigente nazionale dei giovani socialisti). Fondò nel 1949 i Gruppi comunisti rivoluzionari, la sezione italiana della Quarta, che diresse con la sua attività quotidiana fino alla fine degli anni Settanta, quando l’organizzazione cambiò nome in Lega comunista rivoluzionaria, e adottò un gruppo dirigente più giovane, in larga parte formatosi nel movimento del 1968. Livio in quel periodo, per collaborare all’attività quotidiana della direzione internazionale della Quarta, si trasferì a Parigi. Ritornò stabilmente in Italia, a Roma, dal 1991 per partecipare all’esperienza di dibattito e di costruzione del Partito della Rifondazione comunista, nel quale militò, assieme a tutte e a tutti gli altri attivisti della sezione italiana della Quarta, fino alla sua morte nel 2004.
In Italia, la corrente trotskista aveva avuto un ruolo importante durante il regime fascista (1922-1945) in particolare quando nel 1930 tre dirigenti del PCd’I (Partito comunista d’Italia, allora sezione dell’Internazionale comunista) si opposero alla linea maggioritaria, estremista e settaria dettata da Mosca e definita del “terzo periodo”. I tre erano Pietro Tresso, Alfonso Leonetti e Paolo Ravazzoli, che, seppure dall’esilio francese, animarono un’importante corrente critica nel partito che però fu rapidamente sconfitta dalla reazione violenta e denigratoria della maggioranza obbediente a Stalin.
E Pietro Tresso, nel 1944, mentre partecipava al maquis antinazista in Francia, venne ucciso assieme ad altri militanti critici da un partigiano stalinista.
Da allora, il movimento trotskista italiano scomparve dalla scena politica, salvo la breve ma importante parentesi del “Movimento comunista d’Italia” che con il giornale “Bandiera rossa” animò buona parte della resistenza antifascista nella zona di Roma tra il 1943 e il 1944 e che aveva posizioni politiche che potremmo definire trotskisant.
Ma il movimento trotskista, assieme all’adesione formale alla Quarta Internazionale, fece di nuovo apparizione in Italia solo nel 1947, quando Livio Maitan, allora da poco laureatosi in Lettere e filosofia, ne costituì, assieme ad un gruppo di compagne e di compagni, la sezione italiana.
Il successivo percorso di Livio fu sempre all’interno del movimento operaio in Italia e a livello internazionale, sia come militante attivo nelle mobilitazioni, sia come intellettuale impegnato nell’elaborazione politica e teorica, a cui applicava un metodo di indagine rigoroso.
E’ per merito suo se in Italia vennero pubblicate, già dagli anni 50 e poi nel corso dei due decenni successivi tutte le principali opere di Trotsky e degli altri autori marxisti rivoluzionari. E Livio non fu solo il curatore e il traduttore delle opere altrui, ma dette alle stampe anche numerose opere proprie, articoli, saggi e libri, tutti improntati ad un marxismo mai dogmatico, e anche ad un’analisi mai approssimativa, impressionistica o "giornalistica", ma sempre rigorosa e con uno stile sempre finalizzato a renderne la lettura facilmente comprensibile anche ai giovani militanti inesperti.
Ma Livio non fu solo questo. Utilizzando la felice espressione che Bertolt Brecht aveva coniato per i funzionari del Comintern, Livio Maitan fu un “commesso viaggiatore della rivoluzione”. Fin dal suo ingresso nella direzione della Quarta Internazionale fu ininterrottamente impegnato in viaggi in tutto il mondo per sostenerne la diffusione delle idee e la costruzione.
Livio fu un militante rivoluzionario antistalinista sempre coerente, dagli anni 40 (quando il mito di Stalin sembrava invincibile), negli anni 50 (quando la reazione padronale sembrò cancellare la spinta rivoluzionaria della Resistenza antifascista), negli anni 60 (quando il “neocapitalismo” e il suo boom economico alimentò i miti delle classi medie e del riformismo), negli anni 70 (quando le speranze del 1968 cominciavano a spegnersi), e negli ultimi decenni del secolo (quando la controrivoluzione liberale e il fallimento totale dello stalinismo sembravano spingere l’utopia socialista al di là di ogni orizzonte).
In una lettera inviata ad un compagno torinese nel lontanissimo 1949, di fronte alla già evidente disparità tra il bisogno di un’organizzazione rivoluzionaria e le difficoltà di costruirla, Livio affermava: “la nostra è una fiducia ‘storica’... L’esigenza generale sarebbe quella di avere un partito organizzato capace di fare una vera politica sul piano nazionale. [Ma] siamo costretti a muoverci in un ambito più ristretto… In nessun modo [si] giustificherebbe né una resa né una semplice demoralizzazione: ci sarebbe sempre qualche cosa di importante da fare”.
Il 1° aprile di quest’anno circa duecento militanti si sono riuniti nell’auditorium della biblioteca nazionale di Roma, per partecipare ad un convegno in ricordo di Livio. Non è stata una conferenza accademica, ma un appassionato percorso tra gli eventi e nei dibattiti chiave della lotta di classe italiana e internazionale degli ultimi settant'anni, sempre segnati, fino al 2004, dalla partecipazione e dai commenti puntuali di Livio. Senza nostalgia né apologia per lui (nel dibattito sono affiorate anche non poche considerazioni critiche sul suo operato e sulle sue analisi).
Chi scrive deve a Livio, alla sua parola, ai suoi discorsi e ai suoi scritti le scelte di militanza e di vita che ne hanno segnato tutta la vita.
Le principali opere di Livio Maitan
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Attualità di Gramsci e politica comunista, Milano, Schwarz, 1955
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Teoria e politica comunista nel dopoguerra, Milano, Schwarz, 1959
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Trotsky, oggi, Torino, Einaudi, 1959
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L'Algeria e il socialismo, a cura di, Roma, Samonà e Savelli-Libreria internazionale Terzo mondo, 1963
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Il movimento operaio in una fase critica. Programmazione, centro-sinistra, obiettivi transitori, unificazione e concezione del partito, coesistenza e internazionalismo, Roma, Samonà e Savelli, 1966
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La costruzione del partito rivoluzionario, Roma, Nuove edizioni internazionali, 1967
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PCI 1945-1969: stalinismo e opportunismo, Roma, Samonà e Savelli, 1969
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Partito, esercito e masse nella crisi cinese. Una interpretazione marxista della rivoluzione culturale, Roma, Samonà e Savelli, 1969
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Dinamica delle classi sociali in Italia, con un commento di Paolo Sylos Labini, Roma, Savelli, 1975
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Il marxismo rivoluzionario di Antonio Gramsci, Milano, Nuove edizioni internazionali, 1987
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Al termine d'una lunga marcia. Dal PCI al PDS, Roma, Erre emme, 1990
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Il dilemma cinese. Analisi critica della Cina post-rivoluzionaria 1949-1993, Roma, Datanews, 1994
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Dall'Urss alla Russia, 1917-1995. La transizione rovesciata, Roma, Datanews, 1996
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Tempeste nell'economia mondiale. Dal dopoguerra alle crisi asiatiche, Roma, Datanews, 1998
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Sessant'anni di dibattiti e di lotte della Quarta Internazionale. La storia attraverso i documenti, Milano, Nuove edizioni internazionali, 1998
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La strada percorsa. Dalla Resistenza ai nuovi movimenti: lettura critica e scelte alternative, Bolsena, Massari, 2002
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Per una storia della IV internazionale. La testimonianza di un comunista controcorrente, Roma, Alegre, 2006